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giovedì 5 novembre 2015

LA LEGGENDA DELLE SABBIE - di Osho - Parole "Preziose"




Un fiume,
dalla sorgente sulle montagne lontane,
dopo aver attraversato paesaggi di ogni genere e forma,
raggiunse alla fine le sabbie del deserto.
Siccome aveva superato ogni altro ostacolo,
il fiume cercò di superare anche questo,
ma correndo nella sabbia si accorse che le sue acque scomparivano.

Era comunque convinto che il suo destino
fosse di attraversare questo deserto,
anche se non c'era mezzo per farlo.
Allora una voce nascosta, che veniva dal deserto stesso, bisbigliò:
"Il vento attraversa il deserto, così può farlo anche il fiume".

Il fiume obiettò che si era lanciato con forza nella sabbia
con l'unico risultato di esserne assorbito,
mentre il vento poteva volare
e per questo riusciva ad attraversare il deserto.
 
"Lanciandoti con violenza come sei abituato a fare,
non andrai mai dall'altra parte:
potrai scomparire e diventare un acquitrino.
Devi lasciare che il vento ti trasporti dall'altra parte,
alla tua mèta".

"Ma come può accadere?"

"Lasciandoti assorbire dal vento."

Il fiume non poteva accettare un'idea simile.
Dopotutto non era mai stato assorbito prima.
Non voleva perdere la sua individualità.
E una volta persa,
come poteva sapere se l'avrebbe mai riacquistata?

"Il vento" disse la sabbia "ha questa funzione.
Solleva l'acqua verso l'alto, la trasporta oltre al deserto,
quindi la lascia ricadere.
Cadendo come pioggia, l'acqua diventerà di nuovo un fiume."

"Come posso essere sicuro che questo è vero?"

"E' così e, se non ci credi,
non diventerai altro che acquitrino,
e anche in questo caso potrebbero volerci molti, molti anni;
e di certo non sarai mai più un fiume."

"Ma non posso restare lo stesso fiume che sono ora?"

"In nessun caso potresti" disse il sussurro.

"La tua parte essenziale viene trasportata lontano
e forma di nuovo un fiume.
Anche oggi vieni chiamato "fiume"
perché non sai quale parte in te è quella essenziale."

Nel sentire questo,
nei pensieri del fiume iniziarono a risuonare echi lontani.
Vagamente, ricordò uno stato in cui lui
- oppure era una parte di lui? -
era stato portato nelle braccia di un vento.
E ricordò anche - oppure l'aveva fatto? -
che quella era la cosa reale da fare,
anche se non necessariamente la più ovvia.

Per cui il fiume levò il suo vapore nelle braccia accoglienti del vento,
che dolcemente e con semplicità
lo fece salire verso l'alto e lo portò lontano,
per poi lasciarlo cadere delicatamente,
non appena raggiunsero la cima di una montagna,
molte, moltissime miglia più in là.

E poiché aveva avuto questi dubbi,
il fiume era in grado di ricordare e conservare
in modo più vivo nella sua mente i dettagli dell'esperienza.

Egli rifletteva:
"Sì, ora ho appreso la mia vera identità".

Il fiume stava imparando.
Ma le sabbie sussurravano: "Noi sappiamo,
perché lo vediamo accadere giorno dopo giorno;
e perché noi, le sabbie,
ci estendiamo senza interruzione dal fiume fino alla montagna".

Per questo è detto
che il Cammino lungo il quale il fiume della Vita
deve continuare il suo Viaggio
è scritto nelle sabbie.

(La leggenda delle sabbie – OSHO)

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