San Francesco D’Assisi esoterico
a cura di Maria Caterina Ranieri
Buon onomastico S. Francesco! Auguri a tutti coloro che portano questo nome! ☺
Oggi San Francesco D'Assisi nacque qualche secolo fa'... grandi personaggi nella semplicità quotidiana si sono affacciati, successivamente, nelle pagine della storia divenendo immortali...
Non sono un'esperta di teologia o di esoterismo, quindi, prendo in prestito due articoli del web per parlarvi di ciò che non si racconta... buona lettura!
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"La figura di San
Francesco, nei secoli, è stata totalmente deformata e mutilata, al fine di
presentarlo come un fraticello ossequioso e zelante alla Chiesa Cattolica, le
cui caratteristiche principali erano la povertà e la semplicità.
L’opera di mutilazione
inizia pochi anni dopo la sua morte, quando Bonaventura da Bagnoregio
(che non ebbe mai modo di conoscerlo e frequentarlo, avendo vissuto e operato
dopo la morte del santo) ebbe l’incarico di redigere una versione ufficiale
della sua vita, e nel 1266, per ordine del capitolo di Parigi, vennero
distrutte tutte le biografie compilate ad opera di altri frati che erano stati
accanto a lui e lo avevano conosciuto. Venne quindi distrutta anche l’opera di Tommaso
da Celano, redatta subito dopo la morte di Francesco al fine della
canonizzazione del santo, che venne ritrovata solo nel 1800.
Ad oggi, quindi, la
biografia di San Francesco è tratta unicamente dagli scritti di Tommaso
da Celano, essendo quella di Bonaventura totalmente falsa e inattendibile.
E anche quella di Tommaso, che comunque era tra i suoi discepoli e lo conobbe
personalmente, era scritta ad uso e consumo della Chiesa Cattolica, al solo
fine di favorirne la canonizzazione.
Vennero distrutti non
solo molti suoi scritti, ma anche molto altro che lo riguardava, e insieme a
ciò che riguarda la vita di Francesco, ancor di più è stato distrutto della
vita di Santa Chiara (su cui non abbiamo praticamente nulla).
Nell’opera di demolizione,
due figure sono state occultate in modo palese:
- la figura di Frate Elia, da Francesco espressamente designato come suo successore e che, dai pochi documenti rimastici, si sa che fosse molto legato a Santa Chiara, tanto che questa lo teneva in considerazione più del Papa stesso;
- e, come abbiamo detto, la figura di Santa Chiara, di cui non ci è rimasto quasi nulla per quanto riguarda ciò che fece in vita.
In realtà analizzando
a fondo la vita del santo di Assisi, e collegando insieme alcuni dati, vengono
fuori alcune cose molto interessanti.
- Frate Elia era un alchimista, consigliere politico dell’imperatore Federico II, in stretto contatto coi Templari. Cosa legava un alchimista, templare, alla spiritualità Francescana?
- I viaggi di San Francesco, Frate Elia, e Federico II in Terrasanta, ebbero come risultato una pace senza spargimento di sangue; il sultano Al Malik, parente del Saladino, dette il permesso ai pellegrini cristiani di andare a Gerusalemme senza pericolo. In altre parole, ottennero come risultato quello che era lo scopo delle Crociate; e lo ottennero senza spargimento di sangue.
- Molti personaggi rosacrociani erano nel cosiddetto Terzo Ordine Francescano: Michelangelo, Dante Alighieri, Raffaello, Giotto. Cosa lega i Rosacroce a San Francesco e ai francescani in generale?
- La madre di Francesco era Catara. E a quel tempo in Umbria e nel Lazio c’erano molte comunità catare. Non a caso la spiritualità Francescana era molto più vicina a quella Catara che alla Chiesa Cattolica, perlomeno negli aspetti esteriori.
- Uno dei primi seguaci di San Francesco, Angelo Tancredi, era un templare. E, data la massiccia presenza templare ad Assisi, ai tempi di San Francesco, si può supporre agevolmente il contatto che doveva esserci tra la spiritualità Templare e quella Francescana. Contatto confermato, tra i tanti indizi dal fatto che nella Basilica di San Francesco, ad Assisi, è tumulato Giovanni di Brienne, templare, che aveva il titolo di Re di Gerusalemme, ed era suocero di Federico II.
- A partire dalla missione che Frate Elia e San Francesco portarono avanti in Terrasanta, ai francescani venne attribuito il titolo di “Custodi della Terra santa” e furono autorizzati dal sultano stesso a soggiornare permanentemente in quei luoghi a partire dal 1229, anno in cui Federico II concluse la sua crociata in modo pacifico, dialogando col sultano Al Malik (lo stesso incontrato da San Francesco nel 1219).
- La tomba di San Francesco, nascosta da Frate Elia per ragioni che ancora oggi non si riescono a spiegare, viene ritrovata solo nel 1818, ben 600 anni dopo la tumulazione, e, straordinariamente, non contiene alcun simbolo cristiano, ma al contrario, oggetti che, simbolicamente, richiamerebbero altro, come il corno e le bacchette d’avorio che richiamano i Sufi.
Se a questi dati ne
aggiungiamo molti altri (il saio dei Francescani ha molto in comune con quello
dei Sufi; la spiritualità Francescana e il suo pensiero sono in perfetta
armonia con quella dei Catari, ma anche dei Templari; Francesco firmava i suoi
scritti con la Tau e non col segno della croce, e segnava col Tau, come a
benedirli, molti dei luoghi in cui sostava) risulta una verità storica molto
diversa rispetto a quella che ci hanno tramandato.
San Francesco era un
vero iniziato, e il suo ordine era solo una delle molteplici forme in cui i
cosiddetti Giovanniti si erano costituiti per vivere secondo il pensiero e la
dottrina di Cristo, e la sua spiritualità era quella universale, di tutte le
religioni. San Francesco non era quindi un cattolico, ma un giovannita;
apparteneva cioè a quella corrente spirituale cui appartenevano Catari,
Albigesi, Bogomili, Patarini, Dolciniani, Fedeli d’Amore, Rosacroce, Templari,
i quali tutti avevano un credo e un pensiero in perfetto accordo con quello dei
Sufi, dei Cabalisti, ma anche di Buddisti e Induisti.
Non a caso Papa Giovanni
Paolo II organizzò proprio ad Assisi l’incontro con i rappresentanti di
tutte le religioni.
Autore
Paolo
Franceschetti (fonte)
***
"Non
era affatto un uomo di Chiesa: era un laico, che amava la sua compagna – Chiara
– e predicava il messaggio di Cristo alle folle, criticando i ricchi e i
potenti. Non era un prete, dunque, ma un cavaliere: ispirato dai Templari. E
per giunta figlio di una donna proveniente dalla Linguadoca, la terra dei
càtari, dove la Crociata Albigese stava facendo decine di migliaia di morti,
con lo sterminio sistematico dei “boni homines”, i cristiani alternativi che
stavano dalla parte degli ultimi. Ma poi accadde che, appena dopo la sua morte,
il vero Francesco d’Assisi scomparve di colpo. Tutti i suoi documenti furono distrutti,
bruciati. La sua memoria, cancellata. Al suo posto, nacque un nuovo San
Francesco. Inventato di sana pianta, completamente falso: il San Francesco
cattolico. Per riesumare le prime tracce di quello autentico ci vollero cinque
secoli, col riemergere di un libro antico. Ma ormai era tardi: il Vaticano
aveva fabbricato il docile “format” francescano, impresso nell’immaginario
popolare.
E’
la grande rivelazione al centro del libro “San Francesco, le verità nascoste”,
a cura di Gian Marco Bragadin. In 488 pagine pubblicate dalla casa editrice
Melchisedek, il libro racconta la vera vita e il carattere del santo d’Assisi,
rivelando «l’ipocrita ricostruzione che lo ha trasformato nel più fedele e
mansueto servitore della Chiesa, nel medioevo e oltre, fino ai giorni d’oggi».
Una clamorosa manipolazione storica: «Moltissimi documenti – scritti, memorie
su Francesco (e probabilmente anche su Chiara) – sono stati dati alle fiamme
per non propagare un ritratto non idoneo a farne un obbediente santo della
Chiesa cattolica», racconta Bragadin, intervistato da “AdnKronos”. Un lavoro,
il suo, sulla stessa lunghezza d’onda di “Francesco D’Assisi, la storia negata”,
pubblicato di recente da Laterza e scritto dalla storica medievale Chiara
Mercuri. Non a caso, per “riscrivere” la biografia dell’uomo di Assisi, fu
incaricato «un frate erudito», Bonaventura, «che però non aveva conosciuto
Francesco». Al biografo infedele fu ordinato di raccontare la vita del santo
«attutendo, modificando, spesso cancellando del tutto ogni aspetto che poteva
mettere in discussione quel ritratto del “poverello d’Assisi” che si è
perseguito per secoli».
Quali
sono, dunque, le verità nascoste? «Praticamente tutto quello che Francesco è
stato ed ha fatto, per gran parte della sua vita», spiega Bragadin
all’“AdnKronos”, sottolineando come San Francesco sia stato «un guerriero, che
ha combattuto e che è stato imprigionato, e che più volte ha tentato di andare
alla Crociata per diventare un valoroso cavaliere». Il vero Francesco «si è
innamorato dell’ideale dei Templari, al punto che il suo ordine è modellato su
quello templare». Inoltre, «templari erano alcuni suoi frati». La stessa madre
di Francesco era nativa dell’Occitania, la patria dei càtari, cristiani
“eretici” perché dualisti come i mazdei, i seguaci di Zoroastro, convinti che
la creazione fosse opera del demiurgo, il “dio straniero”, nonostante ogni
creatura avesse in sé la scintilla divina del “padre celeste”. In un mondo,
quello feudale, basato sulla pretesa investitura “divina” del potere e quindi
della proprietà terriera, il messaggio sociale dei càtari era devastante,
intollerabile per l’ordine costituito: i “buoni cristiani” (così si chiamavano,
tra loro) erano convinti che niente e nessuno potesse legittimare la “privata
proprietà dei beni”. Da qui la loro scelta di campo, a fianco degli ultimi.
«Dai
càtari – conferma Bragadin – Francesco ha preso il concetto di servizio ai
poveri, il rifiuto della proprietà. Ma non si deve dire, perché la Chiesa
all’epoca lanciò una crociata per distruggere i càtari, con massacri orribili».
Si ricorda quello di Béziers: 20.000 persone sterminate per essersi rifiutate
di consegnare ai crociati i 200 eretici presenti in città. «Uccideteli tutti,
Dio riconoscerà i suoi», fu l’ordine dell’abate Arnaud Amaury, capo spirituale
della crociata. Era il 1209. L’ultimo grande eccidio, nel 1244, a Montségur,
sui Pirenei, con 220 “perfetti” càtari arsi sul rogo. Ma non finì lì. Proprio
per debellare il Catarismo fu istituito il tribunale speciale
dell’Inquisizione, che impiegò 70 anni ad estirpare l’eresia, con “purghe”
terribili, torture, roghi. Un regime di terrore, fondato sulla delazione, che
devastò la Francia meridionale, distruggendo il tessuto sociale di una regione
che, per Simone Veil, era stata la culla della civiltà mediterranea medievale,
la terra tollerante dov’era fiorita la poesia dei trovatori. Più tardi la
contro-predicazione evangelica dei “buoni uomini” avrebbe lambito lo stesso
ordine francescano, a lungo ritenuto anch’esso in odore di eresia, data la sua
predilezione per i poveri e i loro diritti.
Ma
Francesco d’Assisi – quello vero – non stimava solo i càtari. «Ha tentato in
tutti i modi il contatto con i musulmani», racconta Bragadin: «Non per
convertirli (lui non giudicava nessuno, mostrava il suo esempio di vita), ma
per trovare i punti di unione tra le religioni, per raggiungere una pace
duratura». Ancora oggi, da allora, i francescani hanno la cura del Santo
Sepolcro a Gerusalemme, dono del Sultano a Francesco e Frate Elia. Tutte verità
nascoste, perché Francesco, aggiunge Bragadin, «ha vissuto una esistenza da
eretico, sempre sul filo di finire al rogo». Vista però la sua enorme
popolarità, dovuta al rivoluzionario messaggio d’amore che portava, «si è fatta
conoscere solo una parte della sua vita, nascondendo tutto ciò che lo
riguardava», incluso il legame con «la sua amata compagna Chiara», unione che
«poteva essere disdicevole per l’istituzione ecclesiastica». Pochi sanno,
continua Bragadin, che Francesco «ha voluto restare sempre un laico». Certo, un
laico sui generis: «Predicava il Vangelo nelle piazze, alle feste, nei mercati:
come poteva, la rigida Chiesa del tempo, ammettere che un laico parlasse di
Cristo alla gente? Poteva predicare agli uccelli o ai lupi, non alla gente. E
invece Francesco non ha fatto altro per tutta la vita, perfino quando era
malato». Non a caso, la storica Chiara Frugoni, in varie interviste, si domanda
perché esistano migliaia di quadri e affreschi su Francesco, ma neanche uno in
cui predica. «E la ragione è la seguente: non si voleva tramandare l’immagine
di un laico che parlasse di Cristo».
Morto
Francesco nel 1226, allontanati i suoi vecchi confratelli e segregata Chiara
nel convento, sono scattate le grandi manovre per cancellarne la vera storia e
dare ai fedeli «una immagine edulcorata di mansueto, docile soldatino della
Chiesa cattolica», spiega Bragadin, attingendo a diverse fonti, tra cui molti
scritti di Tommaso da Celano. Come si organizzò la grande impostura? Già nel
1260, al Capitolo, l’annuale riunione dei francescani che quell’anno si teneva
a Narbonne, nella Francia mediterranea. A frate Bonaventura venne affidato il
compito di scrivere una nuova biografia di Francesco, che fu poi approvata a
Pisa nel 1263, durante il Capitolo successivo. Tre anni dopo, sempre il
Capitolo (stavolta riunito a Parigi) «giunse a decretare la distruzione di
tutte le biografie precedenti alla “Legenda Maior”, con la scusa che biografie
diverse avrebbero condotto l’ordine verso una divisione». Una scelta atttuata
in modo così meticoloso, aggiunge Bragadin, da far sparire dalla faccia della
terra anche gli scritti di Francesco e quelli di Chiara, le lettere, le
testimonianze. «Non solo: vennero distrutti nelle chiese immagini, affreschi,
tutto». Damnatio memoriae. Sepolto il vero Francesco, doveva sopravvivere solo
quello falso. E così sarebbe stato, fino al 1768.
Quell’anno,
ormai in pieno Illuminismo, viene ritrovata miracolosamente “La Vita Prima”,
del Celano, «a più di cinque secoli dalla morte di Francesco». Poco dopo torna
alla luce anche “La Vita Seconda”, un manoscritto che Bragadin definisce «molto
difettoso», scoperto nel 1806. E infine il terzo libro, “Il Trattato dei
Miracoli”, «acquistato casualmente a un’asta pubblica nel 1900». Grazie a quei
tre volumi, spiega l’autore, si è potuta finalmente ricostruire la biografia
autentica del vero Francesco. Ma nei cinque secoli precedenti, aggiunge, il
Vaticano «ha avuto tutto il tempo di costruire una storia artificiale e falsa».
Lo confermano anche gli storici ufficiali: nell’agiografia di Bonaventura «si
inventano anche false vicende, per far corrispondere la figura di Francesco a
quanto si voleva tramandare, funzionale cioè alla posizione che voleva prendere
l’ordine. E si trascura del tutto, naturalmente, la figura di Chiara e le sue
vicende, quasi che le clarisse non facessero parte del movimento». Di Chiara
«si sa poco», conferma il medievista Franco Cardini. Anche perché attorno al
santo di Assisi fu fatta, letteralmente, terra bruciata: Bonaventura ordinò di
dare alle fiamme tutti gli scritti su Francesco. «Sembra un ordine dal
Cremlino». Da quel momento, la verità su Francesco, non sarebbe più stata
quella della sua vita privata, ma una verità imposta dalla Chiesa.
Bragadin
ha ignorato la storiografia ufficiale, affidata a documenti autentici ma
inattendibili (menzogneri) e si è spinto in pellegrinaggio ad Assisi per almeno
cento volte in un quarto di secolo, raccogliendo indizi e confidenze preziose
da anziani monaci, segeretamente “innamorati” del vero Francesco. «Ho studiato
attentamente ogni cosa – racconta – incluse le informazioni su Internet di
frati o storici non allineati come Paul Sabatier, che ipotizza tutto quello che
poi io ho provato a raccontare». E’ il caso, per esempio, dei colloqui con
vecchi frati amici che «se ne fregavano, data l’età, di mantenere segreti sui
due santi d’Assisi e sul loro immenso amore cosmico, che nell’ordine si
tramandava per via orale». Dalle biografie di Celano, poi, affiorano storie
«che sono al limite della decenza», perché emerge un Francesco che si mette a
nudo, in chiesa, spogliandosi completamente. «Un estremista, barricadero, che
incita la folla contro i potenti. No, un santo così non lo si può accettare».
E’ decisamente troppo, per vescovi e cardinali.
L’autore
parla anche dell’amore di Francesco per i Sufi, l’elusiva confraternita dei
mistici orientali approdati all’Islam dopo aver attraversato l’induismo e il
buddismo, mantenendo vivi molti aspetti del mazdeismo zoroastriano. Un network
segreto, quello dei Sufi, da sempre impegnato per la pace. E’ un rosario Sufi,
scrive Bragadin, quello tumulato insieme alle spoglie di Francesco, di cui
l’autore ripercorre anche lo storico viaggio in Terrasanta. Fonti e storici
ufficiali, racconta Bragadin, negano che Francesco, dopo i massacri dei
Crociati a Damietta, nel 1220, si sia recato a Gerusalemme, nonostante avesse
un permesso speciale del sultano El-Kamil, che aveva incontrato. «Ma come
possiamo credere – dice l’autore – che Francesco, a pochi passi dalla meta, in
quasi un anno di permanenza in Terrasanta, rinunci al sogno di una vita,
visitare i luoghi santi del suo Gesù?». Altri documenti, infatti, dimostrano
che quei luoghi li ha visitati. Lo ammette anche Ratzinger, sicuramente
basandosi su fonti inoppugnabili: «San Francesco ha visitato il Santo Sepolcro,
ci sono elementi certi», scrive Benedetto XVI. «Ha gettato un seme che avrebbe
portato molto frutto».
Gli
stessi documenti arabi confermano che Francesco abbia incontrato i Sufi: «Metà
del “Cantico di Frate Sole”, sembra tratto dai poemi di Rumi», il massimo poeta
islamico, afghano, fondatore della prima scuola Sufi dei Dervisci Rotanti. E il
sultano, Francesco l’aveva incontrato «non certo per “convertirlo” (una fissa
della Chiesa Cattolica), ma per confrontarsi in un rapporto di amore
reciproco». Pace, nella diversità: unire ciò che è stato diviso. Francesco
faceva parte, dunque, di una sorta di “intelligence informale” dell’epoca: una
rete che, evidentemente, condivideva conoscenze esoteriche e collaborava per
l’unità sostanziale dei popoli, al di là delle differenze religiose.
“Perché il
mondo non è nostro, e noi non siamo del mondo,”
recita il “Pater” dei càtari,
che sembra ispirato direttamente da Zoroastro e invita a liberarsi del “giogo”
della materia. “Nel mondo, ma non del mondo”, è il motto dei Sufi.
“Nulla
possedendo, da nulla essendo posseduti”
Ecco in cosa credeva Francesco. Quello
vero.
(Il
libro: Gian Marco Bragadin, “San Francesco. Le verità nascoste” Melchisedek,).
(fonte)
***
Ringrazio gli autori del prestito dei loro scritti che arricchiscono la nostra conoscenza e ci offrono numerosi spunti di riflessione...
a cura di Maria Caterina Ranieri
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